SPETTACOLI

IN SCENA!

Venerdì 18 maggio 2018, ore 21 al Teatro Binario 7 di Monza, all'interno della rassegna delle Compagnie Teatrali Monzesi, Libertamente presenta lo spettacolo IN SCENA, scritto e diretto dal regista Luca Napodano.

NOTE DI REGIA:
Tutto è pronto per il debutto dello spettacolo, il pubblico attende in sala, il sipario sta per aprirsi, ma... un momento! Immagino uno spettatore che si chiede: Cosa c'è prima? Come si prepara uno spettacolo? Qual è la strada che li ha portati qui? Caro spettatore... il più delle volte è una strada molto lunga e tortuosa, appassionante, piena di imprevisti ma anche di piacevoli sorprese. Una strada forse poco nota per chi non è parte degli "addetti ai lavori".
Questo rappresentazione vuole essere un piccolo tributo al teatro, ripercorrendo la costruzione di uno spettacolo fin dalle audizioni. Un regista tanto famoso quanto scorbutico ed intransigente si appresta a preparare un nuovo spettacolo. Molti attori partecipano ed avranno solo pochi minuti per convincere il regista ad essere presi nel cast. Per alcuni l'occasione della vita. Ma dovranno fare ben altro che mostrare le proprie capacità tecniche. A nessuno sarà concesso nascondere le proprie debolezze, la propria umanità.
Ed una volta passate le audizioni...il difficile deve ancora arrivare. La strada verso il personaggio non è facile..."Il teatro per essere credibile deve essere vero!", tuona il regista. E allora le vite di attori e personaggi andranno sempre più verso la dovuta collisione, in alcuni casi confondendosi in maniera imprevista. Ma anche il regista non avrà vita facile. Ha sacrificato tutto per il teatro. Ma forse i tempi sono cambiati. Fino a quando il suo teatro "di verità" potrà sopravvivere al teatro di intrattenimento? E se gli incassi non premiassero più la sua scelta? Questo spettacolo forse sarà l'ultimo, l'ha pensato tante volte. Mai come questa volta.

Luca Napodano

STRAVAGANZA

di Dacia Maraini
regia di Luca Napodano

NOTE DI REGIA
Il testo della scrittrice Dacia Maraini affronta il tema del rapporto tra pazzia e normalità, in un contesto storico che vede la chiusura dei manicomi come una soluzione spesso drammatica e senza alternativa.

Nel manicomio cinque malati di mente si tengono compagnia, si raccontano, litigano, si amano, ridono di se' e degli altri.
Il 13 maggio sarà il 39esimo anniversario della Legge Basaglia. Quale migliore occasione per immergersi in uno spettacolo che vedrà il pubblico parte attiva nella creazione della narrazione. Attori e pubblico, malati e sani di mente...tutto si confonde, i confini sfumano...
Il pensiero stravagante continua ad essere trattato con sospetto, osteggiato, individuato come un corpo estraneo, un malanno da curare piuttosto che da comprendere, rinchiuso ed ostacolato quando tende ad uscire dai canoni di normalità riconosciuto.

OLTRE - Storie di follia e libertà

di Luca Napodano
regia di Luca Napodano

NOTE DI REGIA
La definizione di normale recita: “Conforme alla norma, quindi consueto, ordinario, regolare”. Questo è di fatto l’ambito in cui si svolge comunemente la nostra vita o che perlomeno si ritiene appropriato.
Ma cosa c’è oltre la normalità? Siamo sicuri che il concetto di normalità sia sempre positivo? Le grandi scoperte, le invenzioni, le opere d’arte sono nate spesso uscendo dai binari del consueto modo di pensare o di percepire. La normalità, le nostre abitudini, le nostre convinzioni ci permettono davvero di essere liberi?

E qual è il confine oltre il quale la normalità può diventare patologia, alienazione e totale scostamento dalla realtà? Libertamente presenta 8 storie molto diverse tra loro (Amleto, Don Chisciotte, Edgar Allan Poe, fino ad arrivare a storie attuali), che hanno un unico filo comune: il viaggio oltre la normalità, sia pure con modalità molto diverse tra loro. "Ho voluto immaginare che ciascuna storia nascesse da uno stato comune di forzata normalità" (cit. Luca Napodano). Un gesto d'amore tuttavia offrirà a ciascun protagonista la possibilità di esprimere liberamente tutta la propria follia. Ma è davvero quello che vogliono? Riusciranno o vorranno conservare la loro follia?

Seguendo la tradizione di Libertamente, anche in questo spettacolo, come nei precedenti di Napodano, la musica è un elemento fondamentale nella creazione delle atmosfere e degli stati d'animo.
Con OLTRE abbiamo voluto sottolineare anche un ulteriore elemento: il corpo.
Cioè la piena valorizzazione dell’espressione corporea, con l’utilizzo sia del teatro danza che della danza vera e propria, per uno spettacolo che ancora una volta vuole comunicare con il pubblico in sala e renderlo partecipe del proprio viaggio.

LA FOLLIA - L'indefinito ai confini dell'anima

Regia di Luca Napodano

NOTE DI REGIA
L’alienazione mentale, la follia d'amore, l'insofferenza per le regole, l'anelito di libertà...Ci sono tanti modi per manifestare la follia, per descriverla. Con questo spettacolo di poesie e musica vogliamo dare voce ad un linguaggio diverso dal quotidiano, un linguaggio sorprendentemente...poetico.

Attraverso una selezione di poesie di grandi autori (Alda Merini, Dino Campana, Pier Paolo Pasolini, per citarne alcuni) vogliamo esplorare diversi modi di esprimere la follia, di manifestare quei moti dell'anima sospesi tra il razionale e l'irrazionale, laddove l'anima si protende verso estremi indefiniti e forse per questo così inquietanti ed affascinanti.

Grande protagonista è anche la musica, con la quale daremo un'ulteriore lettura di questo tema, grazie alle esecuzioni dal vivo di brani musicali di Respighi, Mozart e Schoenberg.

Il percorso prevede infatti il connubio di poesie e musica, in un'alternanza tra la lettura interpretata delle poesie e l'esecuzione di brani musicali da parte di un quintetto d'archi per uno spettacolo che ci auguriamo sia di grande impatto suggestivo ed evocativo.

Questo spettacolo vuole essere il primo capitolo di una trilogia sulla Follia di Luca Napodano. Il secondo capitolo, già nelle fasi finali della preparazione, è uno spettacolo teatrale dal titolo "OLTRE, Storie di Follia e Libertà", in scena il 20 Febbraio 2016 al Teatro Villoresi di Monza.

LE COGNATE

di Michael Tremblay
regia di Raffaella Di Franco
Attori: Monia Cacciero, Tania Cacciero, Gabriele Cristini, Gilda Falsetto, Stefania Fumagalli, Marco Maggioni, Alice Maniglio, Adele Miele, Brigida Palmieri, Diana Pizzardi, Raffaella Radaelli, Cristina Rovitto, Elena Sciumbata, Antonio Simonetta, Stefania Verduci.

ll testo, scritto da Michel Tremblay nel 1965 viene considerato il capolavoro della drammaturgia canadese, per la sua capacità di trascinare lo spettatore in un contesto che spazia dalla comicità alla tragedia.
Quattordici donne ci mostrano come il consumismo detti legge e come un improvviso benessere della padrona di casa, causato dalla vincita di un milione di punti, possa far emergere e scatenare invidie, gelosie, speranze e desideri.
Tutto sembra chiaro in questo spettacolo , stabilito da modelli stereotipati , dai clichè e dalle regole di vita, con un linguaggio popolare di struttura moderna.
Grazie ad una impostazione scenica particolare, lo spettatore vivrà in prima persona le storie di queste donne, a tratti frustrate, in un susseguirsi e crescendo di episodi corali e momenti di intimità: ognuna di loro scoprirà pian piano le carte, in un dramma ironico che rispecchia lo stato della società attuale.
Tuttavia, le interazioni tra i personaggi, i monologhi, i pensieri a bassa voce e le coreografie ribalteranno la situazione con un finale commovente in cui una risata sgorgherà dalle lacrime.

IL SILENZIO

Atto unico di Harold Pinter
Regia di Luca Napodano

NOTE DI REGIA

Rumsey, quarantenne malinconico e riflessivo, Ellen, ventenne, allegra, piena di vita ma anche fragile e insicura, Bates, trentenne, arrabbiato nei confronti della (propria) vita e forse prigioniero dall'incapacità di esprimere le proprie emozioni: tre vite che si incrociano, un terzetto che parla ma non dialoga, coabita sul palcoscenico, rievocando sogni e malinconie, memorie che fuggono, impossibilità di scambio con gli altri. Dalle parole dello stesso autore, Harold Pinter: "Esistono due tipi di silenzio: il primo quando si tace, il secondo quando si fa un uso torrenziale del linguaggio. [...] Quante volte ci è capitato di sentire la frase fuligginosa e fiacca: Mancanza di comunicazione... [...] Io sono convinto dell'esatto contrario. Credo si possa comunicare benissimo solo nel silenzio, nel non detto, e che quanto si verifica sia solo un incessante pretesto, dei disperati tentativi di retroguardia per mantenerci rinchiusi in noi stessi. La comunicazione è troppo allarmante. Entrare nella vita di qualcun altro è troppo spaventoso. Rivelare agli altri la miseria che ci pervade è una possibilità troppo terrificante". Ed è proprio questo aspetto del silenzio come unico e vero momento sia di comunicazione verso l'esterno che di trasparenza nell'essere sé stessi che più mi ha affascinato nell'approcciare questo testo. Nel vivere quotidiano, tempestati continuamente da stimoli e "rumori" di ogni genere il silenzio fa paura perché ci costringere a riflettere e allo stesso tempo ci fa sentire quasi nudi senza la protezione delle parole pronte a giustificare ogni nostra azione..."

E' TUTTO A POSTO

Opera in tre atti di Luca Napodano

NOTE DI REGIA

DAL PROGETTO ALLA REALIZZAZIONE

Da adolescente sognavo di fare lo scrittore, ma ero troppo pigro per dedicarmi ad una attività che richiedeva una lunga concentrazione. Poi, come per una bella ragazza, mi sono innamorato del teatro. Il teatro pareva più facile da avvicinare, se preso a piccole dosi incuteva meno timore, ma una volta conosciuto... è stato amore a prima vista. L’ho amato profondamente e non l’ho più lasciato. Vedevo l’attore come un sacerdote di una attività divina ed io volevo fare almeno il chierichetto. Poi un giorno inaspettatamente ho sentito rinascere il desiderio di scrivere ed allora ho pensato: perché non scrivere per il mio amore. E così in modo quasi naturale è nato il mio primo (e per ora unico) testo teatrale. Certo, dalla prima stesura alla preparazione dello spettacolo sono arrivato non certo in modo semplice e diretto. Il testo innanzitutto è passato attraverso molte revisioni (dopo la decima ho perso il conto) e illuminanti sperimentazioni sulla scena, che mi hanno permesso di trovare sempre di più il linguaggio che ritenevo più adeguato.

Credo che questo testo abbia assorbito nella struttura (sia pur inconsciamente) qualcosa della mia passione per il teatro di Eduardo De Filippo e più consciamente rechi un tributo al teatro di Pirandello ed al teatro epico. Questo per quanto riguarda "il contenitore". Il contenuto ovviamente è frutto della mia esperienza sia umana che come artista, ma su temi su cui il pubblico difficilmente si potrà sentire estraneo.

PREFAZIONE

Zia Lucia, empatica ed ansiosa, e Zia Rosa, dotata di un pratico ottimismo, sono due anziane sorelle con le quali è rimasta ad abitare la giovane nipote, Margherita. I tre fratelli più grandi di Margherita hanno ormai lasciato la casa delle zie, che per anni hanno cresciuto i quattro fratelli rimasti orfani prematuramente. Giovanni è un imprenditore, sposato con la mite e malinconica Anna; Mario pratico ed assennato è sposato, con Elena, una donna dal carattere esuberante ed amante del lusso. Entrambe le coppie mostrano subito molte crepe e vi è una crudele ironia della sorte nel mostrare una assai maggiore affinità in un impossibile scambio di coppie. Vincenzo è il fratello maggiore, scapolo e problematico, questi infatti si scopre fin da subito aver perso il lavoro per aver aggredito il suo datore di lavoro. Infine vi è Benedetta, una ragazza timida ed impacciata, presa a servizio molto giovane e, una volta rimasta orfana, di fatto adottata dalle zie.

La scena si apre con la scoperta, nel racconto delle zie, della sparizione dalla casa di tutti i loro soldi. I sospetti generano sospetti, laddove appare fin troppo facile accusare Vincenzo, in una spirale di tensioni, accuse, ricordi, fino ad arrivare al colpo di scena finale...

PERCHE' "E' TUTTO A POSTO?"

Quante volte, quando qualcuno ci chiede come va, rispondiamo che è tutto a posto, senza neanche riflettere?

Domenica, una famiglia si riunisce per il pranzo nella casa delle zie. Una situazione "normale" per molte famiglie. Come anche i legami, i conflitti, i rancori, gli amori e i drammi che percorrono la storia di questa famiglia. Ma come dice uno dei personaggi (Giovanni) "che cos'è normale?" Giovanni lo domanda direttamente al pubblico. Il pubblico infatti è visibile agli occhi dei personaggi, anzi è idealmente presente sulla scena tanto quanto i personaggi. Lo spettatore è riconosciuto a volte come umanità indistinta altre come vero e proprio pubblico di una rappresentazione teatrale. E lo spazio teatrale calcato dai personaggi/attori non si limita al palcoscenico ma spesso gli attori si trovano in platea in mezzo al pubblico. I personaggi hanno una consapevolezza "Pirandelliana" del doppio ruolo di Personaggio e Attore, anche se non è la medesima per tutti i personaggi. Il confine tra i due ruoli, nella rappresentazione, è volutamente labile e incostante (questa consapevolezza mentre c'è in alcuni personaggi non c'è affatto in altri) così come lo è nella vita la consapevolezza del proprio sé e della relazione con gli altri. Qual è il nostro rapporto con la nostra coscienza e la nostra esistenza? Quanto rimaniamo fedeli al ruolo che nel corso della vita ci costruiamo? Come nella vita anche sul palcoscenico c'è chi si interroga rispetto alla propria esistenza ed al proprio ruolo. Ma c'è anche chi, come Zia Rosa, segue fino in fondo il suo modo di essere e non lo mette in discussione e non si pone domande, nella sua incrollabile positività.

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